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    IlMattino_CyranoEAmletoAll_Apollo_RIDSuccesso a Castel dell’Ovo per il festoso «Aspettando il regista»
    Cyrano e Amleto all’Apollo
    Il Mattino - Franco de Ciuceis - 29/07/1992

        NAPOLI - L’annuncio sui giornali era allettante. Un famoso regista francese chiede attori per formare una compagnia. E giungono due vecchi artisti di varietà in cerca di scritture e due giovani attori con tante speranze di fare fortuna. Ma al Teatro Apollo, gloriosa insegna napoletana con le sue statue ottocentesche che reggono i globi illuminanti, il palcoscenico è vuoto: solo grandi bauli, ceste, casse, qualche cappelliera con costumi di scena. Il primo ad arrivare ha le fattezze di Gigio Morra: s’aggira guardingo, scopre un cappello piumato, un naso posticcio, ed improvvisa la scena del bacio del "Cyrano de Bergerac", Ed ecco un’attrice dall’aspetto matronale: è napoletana verace, come può esserlo Rosalia Maggio, e nell’attesa tiene a mostrare (pasticciando) che sa recitare L’"Amleto", la parte della Regina Gertrude. Repertorio classico anche per I due giovani, Patrizia Spinosi e Lello Abate: D’Annunzio, "La figlia di Iorio".
       E tutto un pretesto, naturalmente. È lo spunto di "Aspettando il regista", spettacolo con musiche scritto da Lello Scarano in collaborazione con Raffaele Esposito, andato in scena per la regia dl Antonio Ferrante a Castel dell’Ovo per la rassegna "Ridere 92" promossa dal Teatro Bruttini. Ed a riportare le cose nel verso giusto giunge il direttore delle musiche.,Mario Messina: niente classici, ma una cavalcata attraverso le canzoni e la tradizione teatrale partenopea del bel tempo che fu, pronto lui stesso al pianoforte con gli strumentisti del suo "concertino", Alessandro Cervo violino, Maurizio Chiantone contrabbasso, Pino Florio batteria.
       10IlMattino_CyranoEAmletoAll_Apollo_FOTODai bauli escono pagliette e bastoncini, scialli e piume di struzzo (le scene sono di Tonino Di Ronza, i costumi di Isa Di Lena). Tornano con la Spinosi e l’Abate le canzoni dell’età d’oro, parole d’amore, di dispetto, di passione, parole antiche, parole di sempre. E tornano il varietè e il cafè-chantant, la sceneggiata e le Piedigrotte, le macchiette con Gigio Morra che indossa la giacca a "quadriglié" e Rosalia Maggio nelle strofette salaci di "‘A guardaporta". E l’uno e l’altra con lo scugnizzo e la "bammenella" di Viviani e le tammorre e triccaballacche di «Festa di Piedigrotta".
       Ma poi Gigio Morra è strepitoso in una "Filumena Marturano" in cui rende affettuoso omaggio a Eduardo e Pupella ricordandone la voce e i gesti, interpretando tutto da solo Domenico Soriano, Filumena  ed altri personaggi. Così come arguto e commosso è il ricordo dì Beniamino Maggio, con Gigio in frack e cilindro e Rosalia gustosa e vitalissima in veste di sciantosa. All’epopea dei Maggio è dedicato un "pout-pourri" delle più belle canzoni napoletane ispirate al mese delle rose, insieme a tanti altri capolavori, da Di Giacomo a Bovio, da Costa a Ernesto Murolo e tanti altri, affidati alle belle interpretazioni di Patrizia Spinosi e Lello Abate.
       Uno spettacolo festoso che ha coinvolto il pubblico, di acuta nostalgia non priva tuttavia di affettuosa ironia per una stagione irripetibile e tuttora viva nel profondo dell’anima partenopea.
     

    Copyright © 2010 Antonio Ferrante.
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